La "festa" del 2 Giugno sarebbe dovuta avvenire qui. Un palco in una tendopoli, a dare forza ai terremotati e a manifestare, appunto, l'unione dell'Italia. A ricordare che l'Italia e' fatta dagli Italiani, ovunque essi siano. Terremotati o volontari arrivati da ogni parte del Paese, che di fronte a certe cose dimostrano di essere un unico, fiero popolo.
Ma quando ci sono 15.000 persone fuori casa e le autorità sono a Roma a fare parate mussoliniane, dicendo che chi non e' d'accordo "non sa cosa sta dicendo", permettetemi di dissentire ed essere critico verso un anziano che, recentemente, dimostra sempre piu' dover andare in pensione. O di essere di nuovo troppo accondiscendente nei confronti di una INTERA classe politica, che andrebbe rimossa da qualunque ruolo pubblico. Per sempre.
Tante parole ma, come al solito, pochi fatti.
L'Emilia può farcela da sola, senza aiuti dallo Stato. Basterebbe azzerare o ridurre la pressione fiscale, per un anno, e tutto tornerebbe come e meglio di prima.
La linea del governo, invece, sembra essere quella rimandare il problema. Aumentare la pressione fiscale, su tutti, per risanare i conti dello Stato. Impoverire i cittadini per arricchire lo Stato. Non sono un professore di economia, forse sbaglio le mie valutazioni, ma aumentare le tasse significa ridurre il potere d'acquisto, che di rimando riduce le transazioni commerciali (per i cittadini, non di certo per i grandi gruppi bancari che, anzi, sono sempre più ricchi), dunque l'introito fiscale. Ma, NELL'IMMEDIATO, l'effetto è positivo. Poco importa se poi ci sarà un effetto rimbalzo: per quell'epoca, saranno ottuagenari. Questa è stata la filosofia che, dagli anni '80, ha portato ad un progressivo impoverimento del nostro Paese.
La sospensione o riduzione del carico fiscale dell'Emilia potrebbe funzionare:
Se il datore di lavoro paga meno tasse sullo stipendio del dipendente, può girargli parte della differenza. E lui, con quei soldi, può risistemare la sua casa. Dando lavoro alle imprese di costruzioni e di impianti. Dando lavoro ai produttori di materiale edile. E così via.
Il datore di lavoro, pagando meno tasse, può risistemare l'azienda, ed investire, magari assumere.
Purtroppo non sarà una soluzione praticabile: c'è troppo bisogno dei soldi degli Emiliani, altrimenti chi paga poi le spese? Ennesima dimostrazione che in Italia c'è un problema di fondo, specialmente quando si parla di tasse e servizi.
Le accise sulla benzina sono arrivate subito. Aggiungendosi alle altre. Probabilmente per sopperire alla mancanza di guadagni legata proprio allo stop della produzione industriale in mezza Pianura Padana. Inutile dire che di quelle accise, al momento, qui non si è visto nulla. E dubito che si vedrà qualcosa.
Gli Italiani sono ancora fermi all'epoca dei Comuni, hanno una forte identità locale ma una scarsa identità (anzi, orgoglio) nazionale. Basti pensare a ciò che accade all'Estero: critichiamo sempre tutto ciò che avviene in Patria, giudicando bello e giusto quello che fanno gli altri, quando invece dovremmo capacitarci dei nostri punti di forza. Che, spesso, sono di gran lunga migliori delle apparenti efficienze straniere.
Ma finché si continua a festeggiare la Repubblica a Roma, richiamando migliaia di militari a fare inutili parate quando sarebbero stati molto più utili a poche centinaia di chilometri da lì, dove le persone sono in mezzo ad una strada, sotto una tenda, con case sbriciolate e posti di lavoro svaniti in un lampo, nonché strade impraticabili per i detriti che le invadono che aspettavano solo qualche paio di braccia che le liberi, gli Italiani continueranno ad essere insoddisfatti. Per lo meno, gli Italiani che lavorano. Per lo meno, gli Italiani che hanno il PRIVILEGIO di poter lavorare.
Forse è proprio questo quello che vogliono, perché se gli Italiani fossero compatti, per una volta, avrebbero già cacciato (quasi) tutti i loro politici a calci nel sedere, già da qualche decennio, e impedito che ci fossero dei pilotati ricambi generazionali.
Sveglia, Italia.