Informatici, oggi
Premessa: questo sarà un articolo critico, provocatorio, uno sfogo. Si generalizzerà, si accuserà, bisogna leggere sempre il tutto cum grano salis. Ovviamente non TUTTE le figure elencate sono come da descrizione, ma qualcuno potrebbe sentirsi offeso da ciò che sta per leggere. Nel caso, passi pure all'articolo precedente (o successivo).
Diciamolo chiaramente: essere informatici (veri, non semplici consumatori di tutorial) non è mai stato facile. Nel nostro settore c'è sempre stata una schiera di incompetenti ignoranti (nel senso che ignorano di essere incompetenti e si sentono dei guru) che pensano sia più importante parlare che agire, che credono che per tutto ci sia un tutorial e, in mancanza, la cosa è impossibile. Negli ultimi tempi, però, le cose si stanno ulteriormente complicando a causa di giovani leve, cresciute a pane e Social Network, che hanno ormai hanno disimparato a capire la differenza tra l'Ansa, il Corriere e la "Gazzetta della Sera" (con tutto il rispetto), se il loro amico ha condiviso lo sbarco degli alieni sulla terra. Una volta c'era il è vero perché lo dice la gente, versione moderna di vox populi vox dei, oggi c'è il "lo ha condiviso il mio amico".
...l'ho letto in un sito...
Una delle cose che mi hanno sempre mandato in bestia è la frase "l'ho letto in un sito", o in un forum, o in un post su facebook, o su un blog. La prima cosa da fare, quando si legge qualcosa su un qualunque sito Internet, è valutarne l'attendibilità. Cosa che, puntualmente, viene ignorata. Un po' come quando il medico dice al paziente che non ha nulla di grave e che è un mal di testa da stress e si sente rispondere che non è vero, che su Internet ha trovato che è sicuramente un tumore e che morirà a breve.
Stesso problema nel settore informatico: serve a poco spiegare che decenni di esperienza, studi universitari, curriculum ricchi, ruoli importanti all'estero insegnano che quella può essere la soluzione migliore: se un ragazzino su un blog ha scritto che c'è una soluzione bella, sarà senz'altro la manna dal cielo. L'ho trovato su Internet!. Neanche fosse un'enciclopedia.
L'esperienza più simpatica, nello specifico, l'ho avuta qualche anno fa. Spiegavo una mia scelta tecnica (a causa di centrale, portante e dati empirici sul luogo, suggerivo l'utilizzo di uno specifico modem ADSL) e il cliente mi ha contrastato, caldeggiando per un'altra soluzione. L'aveva letta in un blog, e quello del blog è "uno preparato" quindi sicuramente bisognava dar retta all'articolo del blog. Peccato stesse citando il mio blog (questo), un mio articolo di qualche anno prima e una situazione completamente diversa. Quando mi ha mostrato l'articolo e gli ho fatto notare l'autore, è comunque rimasto nel dubbio.
Non importa che tu abbia fatto mesi di prove e abbia tarato tutto, ci sarà sempre, fuori, qualche blog o qualche tutorial che saprà fare le cose meglio di te.
...potresti seguire questo corso...
Insegno dal 2003. Ho tenuto corsi di ogni genere (supplente a scuola, universitari, corsi di formazione anche di durata annuale, corsi in giornata, formazione specifica a gente più "adulta" e più titolata di me, selezionato e ahimé licenziato persone, ecc.) e continuo a farlo. Credo che i corsi siano importanti, oggettivamente però non c'è NULLA che non si possa imparare in autonomia, avendo il giusto tempo, specialmente se non sono corsi universitari.
Ripeto, non sto dicendo che i corsi non siano importanti, sono anzi fondamentali: le persone che vengono a seguire i miei corsi sono, di solito, persone preparate e intelligenti, che vengono per ottimizzare i tempi: quello che possono apprendere in 7 ore di corso richiederebbe, in autonomia, almeno una settimana continuativa di lavoro di ricerca e studio. Impossibile, specialmente in certe realtà lavorative più impegnative.
Ogni tanto qualcuno, bonariamente (o qualcun altro meno bonariamente) mi invia qualche programma di corso (spesso base e banale) dicendo "potrebbe interessarti!" oppure "potrebbe essere interessante per migliorare i nostri sistemi!". L'ultimo, un corso sulla virtualizzazione. In un caso, ovvero un'azienda con cui collaboro attivamente da anni e con cui ho un ottimo rapporto di fiducia, apprezzo perché so che è in ottima fede, davvero. Nel resto dei casi, è spesso offensivo.
Faccio corsi su Virtualizzazione, soluzioni avanzate, HA, ridondanze, disaster recovery, ecc. da almeno 10 anni e me ne occupo, inizialmente come hobby, dal 1998. La mia tesi di laurea è stata legata ad essa, e alcuni componenti nei principali virtualizzatori in commercio contengono del mio codice. Credo di esserci dentro, abbastanza da non aver bisogno che qualche commerciale mi intorti una non tanto occulta pubblicità al proprio prodotto come verità assoluta sulla gestione sistemistica. Studio nei miei canali, faccio i miei test, imparo dai miei errori e cerco di fornire le soluzioni migliori non in base a ciò che qualcuno mi ha detto di fare, ma alla mia esperienza. Sono superbo? Non credo: sbaglio anche io, ma preferisco andare a lezione di guida dal mitico Zanardi che da uno che fa 5000 km l'anno.
...lui è certificato, dunque è bravo (ed è giusto che chieda molti soldi)...
Questo è un altro di quei discorsi che mi alterano, anche se spesso devo necessariamente mascherare e mediare. Le certificazioni sono dei titoli rilasciati da aziende che hanno tutto l'interesse a formare persone (preparate, non nego) nei loro prodotti che, poi, dovranno vendere o assistere. Al corso di certificazione di VMWare (per fare un esempio) non parleranno dei pregi di Hyper-V (ancor meno di KVM, Xen o VirtualBox). Lo studio, quello vero, dovrebbe essere apolitico, apartitico, fuori da ogni ideologia. In teoria. Andare a studiare presso un'azienda che produce e/o vende un prodotto non può fornire un'istruzione completa, ma solo un'ottima base all'utilizzo di quel prodotto, caldeggiando ovviamente per le scelte tecniche da esso adottate. Se si sta dunque installando un web server basato su CentOS, non vedo come un tecnico certificato VMWare o Microsoft possa portare del valore aggiunto. Se si deve invece lavorare su uno di quei prodotti, il discorso è ovviamente diverso. Sono però stufo, e da anni, di vedere (a volte) la mia laurea e la mia esperienza messe in secondo piano, ovviamente fino al momento in cui ci si mette al lavoro (poi i risultati parlano...), rispetto ad una persona che vanta solo una certificazione. Per alcuni, essa è più importante di tutto il resto. E quando si parla di pagamenti, è giustificato se loro chiedono di più.
Detto questo, conosco dei bravissimi e preparatissimi tecnici con "solo" certificazioni private, ma se sono davvero bravissimi e preparatissimi sono anche abbastanza intelligenti da mettersi in gioco e alla pari. Se sono sul piedistallo, correte via.
Aggiungo un piccolo dettaglio: all'epoca in cui prendevo più aerei che caffè (dunque un lustro addietro) sono stato selezionatore e valutatore per una nota azienda software (e questo all'estero, non in Italia) e proprio per il discorso certificazioni. In quel caso (non generalizzo, parlo del mio singolo caso) la scelta su chi dovesse essere selezionato e premiato era legata alla potenziale iscrizione di questa persona ad una certificazione successiva o ad una sua immediata affiliazione totale. In pratica si selezionavano persone preparate un minimo, ma non troppo, in modo da indurle ad arrivare ai livelli successivi e/o a fissare un cordone ombelicale con l'azienda madre. Meno spaziavano mentalmente, più punti dovevamo dare. Mi sono, da quel giorno, rifiutato di fare selezioni successive.
...io sono solo uno smanettone, MA...
Ed ora parliamo del vero cancro dell'informatica moderna, un fenomeno che crescerà negli anni e diventerà una seria preoccupazione per il nostro settore. Pensionati, infatti, ormai i vecchi e strapagati "informatici" che avevano imparato a fare click in un'epoca in cui i comuni mortali neanche capivano a cosa servisse un mouse, sono in arrivo le nuove leve. La frase è più o meno la solita: "a scuola avevo pessimi voti, per cui ho deciso di buttarmi sull'informatica". Come se l'informatica (quella vera, non quella dei blog) fosse una di quelle cose che si fanno come ripiego, senza impegno e senza testa. Un refugium peccatorum di chi non ha testa (o voglia) di studiare. Possono essere sbruffoni o apparentemente modesti, il risultato però sarà sempre lo stesso: una tendenza a semplificare eccessivamente le cose o a complicarle inverosimilmente. Semplificare, ovvero ricondurre all'articolo/blog/tutorial letto per arrivare alla soluzione, oppure complicarle per raggiungere un risultato più semplice ma senza i giusti mezzi.
Nel complesso, queste figure vanno in "crash" al primo problema. Bravissimi a mettere in piedi ciò che, facendo copia&incolla, sono riusciti a trovare ma alla prima difficoltà...puff! Nei guai. Ho avuto occasione di lavorare con alcune persone così, in passato, e ogni tanto in alcune realtà capita ancora. Un paio d'anni fa con uno di essi ho avuto un problema non da poco: ha convinto il titolare dell'azienda con cui collaboravo (suo datore di lavoro) a farsi dare le password di root (a me estorte sotto minaccia, in quanto se sono io responsabile di una macchina sono io root e basta) perché aveva delle idee meravigliose per ottimizzare le prestazioni della macchina, che io "in quanto di vecchia scuola" non volevo applicare perché, appunto, moderne. In dieci minuti è stato capace di mandare in crash tutto il sistema: ha spostato la directory dei database senza curarsi di avvisare il DBMS dell'operazione (inoltre creando una cache su ram), ha rediretto a /dev/null alcuni log perché "è spazio sprecato", ha disabilitato il backup "tanto abbiamo il RAID", poi ha fatto fuori "alcuni moduli del kernel inutili, per snellire il sistema". Poi un bel reboot.
Il resto lo lascio all'immaginazione di chi legge.
...loro lo vendono, dunque sono quelli che lo conoscono meglio...
Termino con una parte più leggera: la convinzione che chi vende un prodotto lo conosca appieno, anche a livello tecnico. Fino ad ora devo ancora conoscere un commerciale che conosca DAVVERO un prodotto, a meno che la figura non corrisponda con quella del tecnico. D'altronde ne capisce di più della vostra auto il meccanico o il venditore?