Dopo la cena con Hans Reiser vorrei ora raccontare della serata, circa un mese dopo, passata in compagnia di Richard Stallman. Era venuto in Italia per una conferenza a Milano e Modena e, per trovarsi un po' nel mezzo, decise di fermarsi in hotel a Reggio Emilia.
Dopo aver chiesto un suggerimento a mia zia, che vive proprio a Reggio, riguardo un buon ristorante (ma informale, come piace a Stallman), abbiamo prenotato in una tipica locanda del centro.
Siamo prima arrivati in hotel a prendere Mr.Stallman. La receptionist lo ha chiamato ed e' subito venuto in hall, vestito alla sua solita maniera (informale) e con una borsa aperta con dentro un portatile. Si e' presentato, ci siamo presentati noi e siamo subito andati verso il ristorante. Mentre lui e Renzo parlavano di free software, del viaggio, della conferenza, noi ancora non riuscivamo a credere di essere in compagnia di Mr. Free Software, colui che ha iniziato la rivoluzione.
Arrivati al ristorante abbiamo preso posto in un tavolo laterale, un po' riservato in quanto avevamo annunciato che ci sarebbe stata una personalita' importante. Lui si mise al centro della tavola, dietro nostra richiesta, e vicino a me.
Ordino' cibi normalissimi, mangio' di gusto. Unico neo: il ristorante non aveva l'aria condizionata, solo dei ventilatori. Pur essendo Giugno, infatti, eravamo nella fatidica e torrida estate del 2003. Nulla di insopportabile, per noi, ma lui sembrava particolarmente sofferente per la mancanza di un impianto di refrigerazione.
Durante la cena ci parlo' dei progetti futuri, dei timori per i brevetti software in Europa, della commissione europea e di come, secondo lui, avremmo dovuto agire per impedire che si venissero a creare situazioni irrecuperabili. Dopo quattro anni posso dire che quello che aveva previsto si e' rivelato vero e che i suoi consigli sono stati davvero profetici.
Ci parlo' di Hurd, del suo sviluppo e dell'idea che aveva per un nuovo e rivoluzionario file system. Credo ci stia ancora lavorando perche', come si sa, Hurd e' perennemente in forte fase di sviluppo. Ad un certo punto volle prendere una nota. Prese il suo portatile (con evidenti segni di usura), lo risveglio' dalla sospensione e inizio' a scrivere. Vidi solo un'interfaccia a caratteri, niente X. Immagino stesse usando emacs! :-) Distolsi poi lo sguardo poiche' pensai che non fosse il caso di guardare troppo.
Gli fu posta una domanda: uno dei nostri commensali voleva sottoporgli un'idea di licenza, ovvero la licenza etica. In pratica, la sua idea era quella di realizzare una licenza che limitasse l'uso del software e non ne permettesse l'applicazione per scopi dannosi per l'uomo, gli animali o la natura. Stallman ascolto' con attenzione e poi disse che non la accettava come "libera" in quanto comunque ne limitava l'utilizzo. Ad una seconda domanda tuono': "I already told you what I think about it, now stop!" ("Ti ho gia' detto cosa ne penso, ora smettila!"). Lo urlo' a voce talmente alta e decisa che rimanemmo di sasso, non dicemmo piu' una parola. Il nostro amico disse solo "sorry" e RMS, come se niente fosse, riprese a parlare amichevolmente di altri argomenti.
Alla fine, appena arrivato il dolce, RMS si alzo' da tavola. Disse che la cena e la compagnia erano state gradevoli ma che lui se ne andava perche' era troppo caldo e non poteva tollerare ulteriormente questa temperatura. Lo rimarco' un paio di volte, in maniera abbastanza violenta, e comincio' a camminare verso l'uscita. Gli chiedemmo di attenderci, di non andare via da solo e darci giusto il tempo di pagare. Accetto' e si mise ad attendere fuori.
Una volta pagato ci incamminammo verso il suo hotel, parlando ancora di informatica. Arrivati, ci saluto' e disse la sua solita frase: "Go and spread the free software. Happy hacking!"
Pensieri finali? Decisamente una persona interessante, dalle idee rivoluzionarie e chiare. Sicuramente molto particolare ed eccentrico, anche dalla foto si puo' capire qualcosa. Sul momento rimasi molto male per il suo alzarsi improvviso e violento da tavola ma mi rendo conto che per un americano deve essere inconcepibile che un ristorante non abbia l'aria condizionata.
Quella serata ha lasciato qualcosa dentro di me.