I Giovani e l'uso dei Mezzi di Comunicazione
Nel complesso, i giovani hanno un'ottima dimestichezza con gli strumenti, pur avendo una scarsa conoscenza tecnica e una quasi nulla percezione dei pericoli e dei comportamenti che andrebbero tenuti per tutelare loro stessi e le loro famiglie.
Nel corso delle lezioni tenute nelle Scuole Medie di Finale Emilia (MO), in una nuova sede post-sisma, ho avuto modo di comprendere alcuni dei comportamenti tenuti dalla fascia di età che va dai 10 ai 14 anni, per lo meno localmente, e attraverso i due incontri tenuti con i loro genitori, sentire anche la "controparte" adulta. Le abitudini, a quanto vedo, tendono ad essere comunque geograficamente abbastanza uniformi, a parte alcune variazioni legate più che altro alle usanze dei singoli piccoli gruppi di ragazzi.
In genere, ho riscontrato sia delle banalità, intese come cose che erano già note, che alcune interessanti sorprese. Elencherò le principali per punti, spiegandole brevemente:
- I ragazzi ne sanno quasi sempre più dei genitori - che non vuol dire che siano più bravi nel comportamento o più attenti, ma pericolosamente più pratici nell'uso dello strumento di comunicazione. Più pratici dei genitori ma meno saggi è davvero un binomio molto pericoloso
- Le abitudini cambiano di anno in anno - lo scorso anno (2012), pochi ragazzi avevano smartphone sempre connessi, quasi tutti utilizzavano Facebook per scambiare qualche messaggio, una bassissima percentuale parlava di programmi di messaggistica via Internet. Quasi nessuno sapeva che esistessero altri social network oltre il succitato FB. Nel 2013, continuano ad usare Facebook ma la maggior parte di loro adora Instagram e appare in "classifica" anche Whatsapp, che viene usato come estensione dei vetusti SMS praticamente da tutti gli intervistati. Ah, quasi tutti hanno uno smartphone, ormai.
- Pochissimi hanno una corretta percezione del pericolo delle informazioni pubblicate su Internet, sia via Social Network che via messaggi Whatsapp o similari - questo è un problema che accomuna ragazzi e genitori. Sempre più spesso si vedono foto di neonati o bimbi piccoli pubblicate nei Social Network senza alcuna percezione del fatto che si perde il controllo delle stesse. Quasi nessun ragazzo si rende conto di star potenzialmente esponendo il tutto al mondo intero, compresi i dati personali e immagini private, o comunque non se ne cura. Anzi, alcuni sostengono che questo è "bellissimo, in quanto mi mette sotto i riflettori" e chiedono come fare a guadagnare molta visibilità. La "generazione grande fratello", insomma, nella sua massima espressione.
- Il bullismo si è evoluto, ora è digitale - chiamato cyberbullismo - con conseguenze a volte molto forti. Una mamma ha raccontato di un dispetto fatto al figlio dai compagni, utilizzando il suo cellulare e mettendolo nei guai. Ci sono voluti mesi, alla fine è stato scagionato, ma ha avuto un periodo terribile, anche a scuola. Il bullismo è sempre esistito, ma ora è possibile amplificarne i danni in maniera semplice e rapida.
- Il terrore più grande per i genitori è quello dei pedofili - per alcuni, l'unico. Molti di essi non si rendono conto che ci sono anche altri pericoli, spesso più immediati e più vicini.
- Persiste il concetto di separazione tra mondo reale e virtuale - i ragazzi tendono a continuare a considerare il mondo di Internet come un "sandbox" in cui essere liberi di fare ciò che si vuole, "tanto è su Internet". Dunque quasi tutti hanno ammesso che accetterebbero senza particolari problemi l'amicizia di un trentacinquenne, via Facebook. Gli stessi hanno poi ammesso candidamente che se lo stesso trentacinquenne si avvicinasse a loro da McDonald's e cominciasse a parlare di scooter, fantacalcio o argomenti a loro consoni, lo allontanerebbero immediatamente in quanto penserebbero "cosa vuole questo vecchio?". Manca dunque la consapevolezza che lo strumento informatico (telematico, nello specifico) è, come tutti i mezzi di comunicazione ed espressione a due vie, un'estensione dei propri sensi e dei propri organi e consente di interagire con esseri umani. Dunque l'essere protetti da uno schermo non diminuisce il livello di pericolo ma, anzi, lo incrementa. Un ragazzino di Bologna non sarebbe mai avvicinato da un malintenzionato di Milano se il primo restasse a Bologna e il secondo a Milano. Attraverso la Rete, il contatto potrebbe avvenire. Con conseguenze che possiamo tristemente immaginare.
Nel complesso, dunque, i ragazzi sanno usare gli strumenti ma non li conoscono. È come dire "io so guidare l'auto, ma non ho la patente in quanto non conosco le regole della strada".
Sarebbe quindi opportuno che si introducessero il più presto possibile, già dalle tarde Scuole Elementari, alcuni corsi di Sicurezza in Rete. Estendendoli anche a insegnanti e genitori che, spesso, combinano guai più gravi dei propri figli, già solo non essendo in grado di guidarli nell'Educazione alla Comunicazione del Nuovo Millennio.
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