Io NON voglio dire la mia
I Social Network, oggi, pullulano di gente che non aspetta altro che lo spunto adatto per accendersi e cominciare a dire la propria. Qualunque sia l'argomento, qualunque sia la materia, loro sanno tutto. Politica, religione, medicina, informatica, automobilismo, complotti vari di ogni genere. Ciò che conta è far sapere al mondo come la pensano. Ne ho già parlato in passato e i tempi non erano ancora sospetti. Si parlava ancora in terza persona, ci si rivolgeva timidamente al mondo e in punta di piedi, si iniziava a parlare della propria quotidianità.
Ad un certo punto, i tuttologi hanno iniziato a capire che lo strumento Social Network avrebbe garantito una maggior visibilità. I proprietari dei siti in questione ne sono stati ben felici e hanno iniziato a creare gli strumenti adatti, come i gruppi. A quel punto, la timidezza dei primi istanti se ne è andata e il Social Network è diventato una vetrina personale. Grande Fratello, X-Factor e format del genere sono dunque diventati il modello da imitare e si vuole a tutti i costi essere qualcuno, avere visibilità a costo di banalizzarsi e rendersi ridicoli.
Cosa importa, infatti, non saper suonare la chitarra, il pianoforte, il flauto o cantare? Bisogna comunque mettere il proprio video, anche di pessimo livello, ma contribuire a creare questo nuovo mondo fatto di virtualità apparente e non necessariamente sorretto da altrettanta sostanza.
Il massimo, poi, lo si raggiunge quando si parla di cose importanti. Fatti di cronaca, eventi atmosferici o tellurici ("oddio, ho sentito il terremoto! anche se l'epicentro è stato a 200 km da qui, ho avuto un semi-giramento di testa proprio in quell'istante! Aiuto, moriremo tutti!") e così via.
In questo periodo mi sto divertendo nel leggere i commenti sull'uscita della nuova Alfa Romeo Giulia nei gruppi delle principali riviste automobilistiche. Premesso che nessuno (che non sia un addetto ai lavori) l'ha ancora provata, eppure tutti hanno già pontificato sulle sue qualità, i suoi difetti, le caratteristiche principali. Magari parliamo di qualcuno che ha la patente da un anno (o da trenta, ma ha sempre e solo posseduto e guidato la Panda 750), eppure è pronto a giurare che schiaccerà tutte le tedesche, comprese quelle di classe superiore, oppure che sarà distrutta dalla concorrenza perché, lo sanno tutti, le Alfa non possono competere (???) con le bellissime alternative sul mercato.
Una volta si diceva, in occasione dei mondiali, che in Italia ci sono 60 milioni di CT competenti e un solo incompetente: il CT della Nazionale. Ecco, il concetto è un po' lo stesso: l'avere Internet a disposizione crea, nelle masse, una apparente onniscienza. Acquistare un'auto con 500 cavalli non ti rende automaticamente un pilota, così come acquistare una pistola non ti rende immediatamente un tiratore scelto. Ma questo la massa non lo sa, e continua a pontificare su tutto e tutti.
I proprietari dei Social Network se la ridono. Grazie a questo effetto, collezionano dati personali a più non posso, addirittura non solo col consenso ma con la collaborazione dei singoli individui. Finita è l'epoca delle subdole righe piccole studiate e meticolosamente redatte allo scopo di "rubare" alcune informazioni sommarie. Oggi TUTTI i fatti "nostri" sono disponibili immediatamente e con la nostra massima collaborazione. Siamo noi a volerli pubblicare.
C'è però un distinguo: quando pubblichiamo uno status o una foto, siamo certi di creare quella perfezione che vogliamo mostrare agli altri. A meno che non si sia preda di un irrefrenabile necessità di commiserazione, mostreremo al mondo la parte più positiva della situazione. Se siamo rimasti 12 ore chiusi in ufficio a fare un lavoro che odiamo, pensando di aver buttato via la nostra vita, fotograferemo qualche (bel) dettaglio successivo, dando a intendere che la propria vita sia meravigliosa, costellata da positività. Quando invece rispondiamo ad un commento o ad uno status che ci tocca da vicino (e, ripeto, anche se siamo praticamente ignoranti in materia), non ci facciamo alcuno scrupolo a mettere in mostra il lato peggiore di noi, non nascondendo nulla pur di dare credito alla nostra opinione. Diventiamo animali aggressivi, offensivi. Tutto il nostro bon ton svanisce in un lampo, rendendoci più cafoni di uno scaricatore di porto. Imporre la nostra idea diventa una missione, poco importa se effettivamente non ne sappiamo nulla in merito: la pensiamo così noi, per cui tutto il mondo deve essere convinto, a costo di iniziare una guerra termonucleare globale.
Vado controcorrente:
Io NON voglio dire la mia.
Non ho la pretesa che al mondo interessi quale sia la mia auto preferita, il mio orientamento politico, la mia religione. Posso fare alcune considerazioni (come questa, ma su un blog e senza alcuna pretesa di replica da parte di nessuno), posso parlare della mia esperienza quotidiana nel settore informatico, delle mie considerazioni personali su molti argomenti, ma non sono un evangelista su nessun argomento.
Cerco di tenere la mente aperta su tutto, potrei cambiare opinione SE le informazioni in mio possesso dovessero giustificarlo, non voglio essere un fanboy (tantomeno se in tasca non me ne viene nulla) e resto convinto che domani ci sarà in circolazione un prodotto migliore di quello che osannerò oggi. Per cui posso dire che OGGI non userei questo ma userei l'altro, eppure domani potrebbero cambiare le cose.
Detto questo, dunque, perché dovrei cercare di convincere il mondo che le mie scelte sono migliori di quelle degli altri?
La società odierna sta mettendo al bando un lusso: quello di godere delle proprie positività con le persone che veramente sono felici delle nostre gioie. Siamo talmente proiettati nel dover mostrare agli altri, nel doverci mostrare (perfetti) agli altri, nel dover convincere tutti che abbiamo sempre ragione noi da aver perso di vista il piacere di avere un bel giardino per la soddisfazione di guardarlo (e non per farci invidiare dai vicini), di avere una bell'auto perché essa ci soddisfa nel suo utilizzo, nell'acquistare lo smartphone che ci soddisfa maggiormente come funzionalità, prestazioni e (perché no) prezzo a scapito di quello che la moda e il brand decidono sia più cool per noi. Non andiamo più in vacanza dove vorremmo davvero, ma ci auto-convinciamo di dover andare dove vanno tutti, spendendo magari un patrimonio, perché altrimenti cosa pubblicheremmo nei Social? Sempre più legati alla forma, sempre meno alla sostanza.
E perciò io NON VOGLIO DIRE LA MIA, anche se a volte sono tentato, anche se a volte vorrei prendere la parola perché so di sapere. Ma, allo stesso tempo, so anche di non sapere, di non essere depositario della Verità Assoluta. Anche perché a tentare di lavare la testa ai somari si sprecano acqua e sapone.
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